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1900/1918
In questi anni la moda è sempre più veicolata dai mezzi di comunizazione, e cambia più velocemente: cinema, fotografia, giornali e televisione.
All'inizio del secolo dettavano legge La Maison Callot portata avanti dalle sorelle Gerber e La Maison Jacques Doucet, dove lavorava Madeleine Vionnet, destinata poi ad aprire una sua casa.
Due abiti firmati da Paul Poiret.
Il sarto Paul Poiret, del 1910 era quello più in vista e scandaloso, figlio di un mercante di stoffa. Che nel 1903 aprì una boutique che diventò fra i più celebri della moda del momento.
Inoltre lui aprì una scuola per figuriniste, ad organizzava corsi di andatura,creando il pret-à-porter e a fabbricare gli accessori, dai profumi alle borse.
Con lo scoppio della prima guerra mondiale, Parigi, voleva comunque mantenere il suo ruolo decisionale dell'eleganza e i grandi couturiers continuarono la loro attività, nonostante la mancanza di materie prime che dovevano essere di necessità mandate al fronte.
In Inghilterra si continuava a prediligere l'eleganza maschile.
1921/1940
Dopo la fine della prima guerra mondiale, l'italia, come in tutta europa era cambiata notevolmente; aveva lasciato un economia traumatizzata, con problemi psicologici e societari.
I grandi interpreti fino a prima della guerra, erano scomparsi, i vecchi aristocratici furono sotituiti da una nuova classe sociale ed una diversa clientela: come milionari, psichiatri, pittori surrealisti e cubisti, che frequentarono i nuovi locali; Le mode americane influenzarono la popolazione in ogni settore: si bevevano cocktail e whisky, proliferavano le jazz band e i blues. Dopo anni di guerra, la gente aveva voglia di divertirsi e la gioia di vivere, simboleggiata dal nuovo, sfrenato ballo, il charleston. Mentre i periodi posto guerra e pre seconda guerra mondiale, furono influenzati dal cinema; Ad Hollywood nacque lo star system ed attori come Rodolfo Valentino prima, Clark Gable, Jean Harlow, Greta Garbo, Marlene Dietrich poi, diventano modelli da imitare. Ma il fenomeno più importante si manifestò con evidenza proprio negli anni venti: l'emancipazione della donna che - durante la guerra - aveva dovuto assumere ruoli maschili di responsabilità, c'è chi volle tornare a studiare, e tra quelle più giovani c'era chi fumava, si truccava e frequentava locali notturni alla moda.
Nel 1929 con la grande crisi economica mondiale, ci fu il panico, la disperazione si abbattè su tutto il mondo, anche se la moda ne uscì indenne.
Infatti le grandi case dimoda francesi, solo che ne risentì in particolare modo, ci furono lincenziamenti e si diffuse, per risparmiare, le fibre sintetiche, come il rayon o il nylon. Quest'ultimo, in particolare, sostituì la seta con cui fino ad allora erano state fatte le
1950
Con la seconda guerra mondiale, il ruolo di protagonisti furono lasciati a Stati Uniti e Unione Sovietica.
La moda americana specilamente invase un pò in tutta Europa, il cinema e televisione proposero un modo di vestire, di parlare, di ballare e cantare che venivano d'oltro capo del mondo.
I teen-agers, furono i principali protagonisti del momento, essi si distinguevano dagli adulti anche per l'abbigliamento: blue-jeans, t-shirt, maglioni, giacche in pelle, looktrasandato o sportivo, e per gli uomini, brillantina in testa. Furono specialmente i Jeans un fenomeno importante che tutt'oggi influenzala moda, fu lanciato nelle università americane dopo il successo de Il Selvaggio, interpretato da un giovane e affascinante Marlon Brando. Anche il fenomeno Elvis Presley col rock 'n' roll, i suoi movimenti provocanti e gli abiti vistosi, entusiasmavano i giovani. E' la prima volta che la moda fu imposta dalla gente di strada e non solo dai grandi sarti. Per la prima volta nella storia del costume le masse facevano opinione.
A Firenze stava nascendo l'Industria della moda italiana, e nel 1952 a Palazzo Pitti, si tenne la prima di molte sfilate e manifestazioni. Ed a Parigi (che dettava ancora legge sul settore della moda) Dior (che morì nel 1957), creò due nuove collezioni, cui una di esse, la più riconosciuta, fu la linea H in successione si ebbero si ebbero la linea Y e la linea A, mentre gli abiti da sera erano solitamente lunghi fino ai piedi. Poi torna di moda Chanel con i suoi tailleurs, dalla giacca senza collo e dalla gonna semplice e diritta.
la novità fu la scarpa: senza tallone e con la punta in colore diverso, che era un'alternativa ai tacchi a spillo che dalla metà degli anni cinquanta martoriarono i piedi di molte donne. Per il tempo libero??!!! Ma in questo periodo sulle spiagge comparvero i primi bikini, che era il costume da bagno in due pezzi. E sempre nel periodo estivo, veniva utilizzati sempre piu i pantaloni per lo sport e per lo sci, con un passante sotto i piedi. Si addattavano molto al ballo, ebbero particolare successo con il diffondersi del rock 'n' roll, nella loro versione a metà polpaccio.
Poi nel 1957 con la morte di Dior, Yves Saint Laurent diventò direttore della maison. Creò la sua prima linea: la linea a trapezio, era fresca, giovanile, e sostanzialmente una continuazione del Sacco di Dior, solo che non decollò dopo aver accorciato la gonna, fino a scoprire il ginocchio, questo causò scandalo, e quindi se ne andò dal gruppo Dior, ed aprì un atelier per conto sui a Parigi.
1960
Gli anni '60 furono gli anni del cambiamento radicale sia nella moda che nella vita quotidiana, indumenti come: eskimo, sciarpe, jeans sdruciti, maglioni sformati, scarpe da tennis, furono i protagonisti degli ultimi anni del 1960, con lo scoppio della guerra in Vietnam, i ragazzi presero in prestito indumenti militari dalle uniformi di guerra, come il famoso Montgomery, giacca in lana pesante chiusa da alamari della Royal Navy; oppure la t-shirt, inventata dalla marina americana come canottiera per i soldati. Sempre gli stessi giovani salirono alla ribalta, fino a diventare esempi da imitare.
Ci furono diversi cambiamenti, e stili dai colori vivaci a coloti metallici, da gonne a vestiti a pantaloni fu veramente un periodo rivoluzionario.
Alla fine degli anni sessanta nacquero gli abiti Unisex, tra di essi la Sahariana, ed il Maxicappotto completato da un colbacco in pelo.
Anche in questi anni, si ha diversi cambiamenti, e la moda degli anni precedenti assunse
la forma di un vero movimento, nacquero gli Hippy, che indossavano camicioni lunghi larghi
e a fiori, dai colori assurdi, i capelli lunghi e scompigliati, divenendo così una figura un pò da straccione, diventando una vera e propria antimoda, simbolo di libertà.
Alla moda furono collegate anche le idee politiche: i jeans di marca, i Ray Ban, le Timberland erano portati da quelli che a Milano prima, in tutta Italia poi, vennero definiti paninari, ossia i giovani di destra. A sinistra invece si usavano jeans sdruciti, occhiali da poche lire, camicioni e maglioni fuori taglia, borse a tracolla in cuoio naturale.
Oltretutto un'ondata di scioperi colpì molte industrie nel quinquiennio 1970-75, e parecchie tra quelle che lavoravano nell'indotto dell'abbigliamento furono costrette a chiudere. Le altre case di moda furono costrette a lanciare le proprio mode, ecco perchè non si parlò più di moda, ma di mode: quelle etniche, per cui si videro in strada odalische, pellerossa, cinesi e peruviane. Alla moda furono collegate anche le idee politiche: i jeans di marca, i Ray Ban, le Timberland erano portati da quelli che a Milano prima, in tutta Italia poi, vennero definiti paninari, ossia i giovani di destra. A sinistra invece si usavano jeans sdruciti, occhiali da poche lire, camicioni e maglioni fuori taglia, borse a tracolla in cuoio naturale.
1980
In questi anni non bastava più che i capi fossero di ottima fattura, e qualità, ma dovevano seguire anche una linea accattivante; inoltre Ogni stilista doveva creare il proprio impero, quindi oltre che lavorare sugli abiti, doveva studiare tutti gli elementi esterni ad esso, sia per gli accessori, che per l'arredamento dell'abitazione. La concorrenza, a causa della globalizzazione, era spietata ed ogni mossa affidata ad agenzie e curatori d'immagine doveva colpire il target designato. Inoltre con la nascita di internet ogni stilista si creò un proprio sito, non solo a scopo pubblicitario ma proprio per la vendita.
Gli abiti venivano definiti con l'immagini del computer, ed anche i colori, elettronicamente, facendo sparire la professione della figurinista.
In questi anni il culto del successo e dell'efficienza fecero da ispirazione della nuova moda, nacquero i punk e degli altri gruppi della cultura urbana giovanile.
Inoltre si sviluppa la figura della forma fisica, che anche per persone non più giovani si crearono indumenti casual presi dall'abbigliamento sportivo.
In questo periodo la moda diventò definitivamente internazionale.
Il successo del Made in Italy: Milano, Torino, Firenze e Roma divennero la patria della moda e del marketing. Diventarono famosi stilisti come Giorgio Armani, Missoni, Gianfranco Ferrè, Gianni Versace, Dolce & Gabbana e Krizia. Il successo di D&G fu dovuto alla pop star Madonna, entusiasta degli abiti dall'erotismo chic e trasandato, con calze nere e biancheria intima da portare in vista.